L’amore.
Cosa è l’amore?
Come si può spiegare?
Non so dare una risposta,
so solo che bisogna viverlo per capire
e noi lo abbiamo vissuto.
Amata come solo tu potevi.
L’amore.
Era una notte particolare. Una notte di luglio afosa e appiccicosa come non mai. Poi improvvisamente si alzò il vento, un vento caldo che in quei momenti riuscì a stemperare un poco di quella calura. Come spesso capitava eravamo soli, Fabrizio e io, era il periodo in cui Giovanni lavorava fuori Roma e rientrava solo il sabato, quando era possibile.
Le nostre serate le trascorrevamo a guardare la tv; lasciavo sempre che fosse Fabrizio a scegliere un film o un programma, a me importava poco, l’importante era accontentare lui. Spesso, però, dopo cena ci spostavamo sul balcone della sua stanza dove potevamo starcene seduti a parlare e cercare di smorzare quella sensazione di attaccaticcio sulla pelle dovuta al caldo intenso e all’umidità. Ce ne stavamo ore seduti insieme a raccontarci tutto il possibile ma, come sempre, ero io che raccontavo di più. Fabrizio mi ascoltava, non mi interrompeva mai. Era sempre interessato a ciò che gli dicevo; quasi sempre gli parlavo degli anni della mia giovinezza. Quegli anni spensierati di lavoro e di sogni. Ascoltava attento, con la saggezza che avrebbe potuto avere un uomo adulto, non un ragazzo della sua età.
Anche stasera, caro Fabrizio, si è alzato il vento. Un vento caldo che però è entrato in casa e dà l’impressione che un po’ il calore si sia smorzato. Anche stasera sono uscita sul balcone per cercare refrigerio, per sedermi e parlare. Fuori è tutto buio. Si sentono le cicale e il fruscìo dei rami degli alberi che si muovono con violenza. Non sento null’altro, Fabrizio.
Mi torna in mente una di quelle sere che parlavamo e guardavamo il cielo. Una luna immensa e bianca ci guardava ed ecco che mi vennero in mente dei versi per una poesia. Mi dicesti “Mamma, scrivili subito”. Sapevi che, se non lo avessi fatto, me ne sarei dimenticata. Era il mio modo di scrivere, così di getto.
Stasera, una notte di luglio afosa e appiccicosa, ma poi si è alzato il vento…
WANDA DANZI BELLOCCHIO
Nata a Napoli nel 1946 Presidente dell’Associazione Fabrizio Bellocchio Onlus e Vicepresidente di A.I.C.H.-Roma OdV dal2003.
Proveniente dal mondo del Terzo Settore e del Volontariato in cui vanta una lunga esperienza, ha lavorato dal 1999 al 2003 nella sede italiana di “AMREF (African Medical and. Research Foundation).
Nel 1991 fonda con il figlio Fabrizio Bellocchio la testata “Il Caleidoscopio – Nato per non essere soli”. Nel 2001, insieme agli amici del figlio, fonda l’Associazione Fabrizio Bellocchio Onlus e in suo nome porta avanti progetti con l’ISSR (Istituto Statale Sordi di Roma).
È autrice di poesie vincitrici di premi e suoi testi sono stati pubblicati su riviste e giornali vari. Ha partecipato a diversi concorsi letterari ottenendo significativi riscontri e riconoscimenti; tra questi, ricordiamo: “Città di Pompei 1993 e 1997”; “Una poesia per una canzone – 1995”. Alcune poesie sono state inserite nel Testo integrativo e di aggiornamento per le Scuole Medie “Poeti e Poesia” un’antologia di poeti contemporanei e Autori Classici.