Gli zampognari

Gli zampognari arrivavano in città dai paesi rurali. Con la loro zampogna e ciaramella, inondavano le strade delle canzoni tipiche del Natale.
Da noi arrivavano per la novena dell’Immacolata. Nel lungo corridoio, che separava le stanze, veniva portata la statua dell’Immacolata di zia Maria. La ricordo ancora: di porcellana, con l’abito bianco e il velo azzurro, i piedi poggiati sul mappamondo e una corona di stelle. Era bellissima. Noi piccoli stavamo in silenzio mentre quel suono inondava le stanze. Era la zampogna che ci attraeva. Vedere quel piccolo uomo come riusciva a gestirla. Il suo viso si gonfiava come l’otre, le vene del collo quasi scoppiavano. Eppure, la musica che ascoltavamo era dolcissima. Tu scendi dalle stelle e altre musiche sacre. Pensare che, chi suonasse, erano spesso semplici contadini o pastori vestiti con i loro costumi tradizionali. Per la Novena di Natale, invece, ci spostavamo davanti al presepe. Un presepe che prendeva tutto un mobile lungo. Gli addetti al presepe erano zia Maria e zio Sandro. Un paesaggio stupendo con tutti i piccoli pastori, i vari mestieri rappresentati. Le montagne fatte di giornali ma coperti di muschio e ovatta La grotta dove era rappresentata la Natività. La Novena si ripeteva ogni giorno fino alla vigilia.
Oggi questo rito si è perso. Certo rimangono gli zampognari, che continuano ad arrivare in città e suonano per le strade, ma non è la stessa cosa. Mi accorgo sempre di più di come la nostra vita si sia impoverita di quelle tradizioni familiari. Le famiglie vivevano molti momenti in comune. I bambini apprezzavano tutto ed erano felici. Felici anche di ascoltare la musica di uomini semplici, che arrivavano in città con la loro zampogna e ciaramella.

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