Nel mio libro descrivo l’usanza del “panaro” nei vicoli di Napoli. Prendo spunto dall’acquisto del nuovo panaro, di mia “sorella” acquisita Lucia, per riproporvi il piccolo pezzo molto gradito dai miei lettori. Grazie Lucia delle foto del tuo nuovo “panaro” che, come dice l’ambulante… ma che bbellu panare ca tenite…
“Ma le tradizioni, quelle restano e basta passeggiare per questi vicoli per ritrovarle. C’è un’usanza che ancora resiste in quei quartieri ed è: ‘o Panaro!
Il paniere non è altro che un cesto di vimini, o di plastica, legato ad una corda lunga quanto dista il balcone o la finestra dal portone principale. È un modo pratico per far arrivare su la spesa; le chiavi o il casco del motorino; le chiavi della macchina e tutto ciò che si dovrebbe prendere rifacendo le scale in salita e in discesa. Ma il paniere serviva anche per ritirare la merce direttamente dall’ambulante e non mancavano le battute che facevano sorridere tutti.
In genere l’ambulante dava la voce e poi chiamava le donne con:
“Signo’ acalate ca io rimane nun ce venghe”…
ma che bellu panare ca tenite…
è tutta rrobba fresche venene a int’o’ ciardine e mammà…
Oggi anche gli ambulanti si sono adeguati e prima di arrivare mandano un Whatsapp alle clienti affezionate che Wanda si fanno trovare pronte con il loro “panaro” per ritirare la
merce.
Tutto si evolve, però è bello pensare che la tecnologia possa servire anche a questo; a qualcosa che ci riporta nel passato e che resiste nel tempo…”
Tratto dal libro “Mai avrei immaginato…”