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Finalmente oggi è arrivato il tuo atteso libro

Oggi condivido con voi questo messaggio inviatomi da una mia cara amica, Teresa. Lo inserisco così, come mi è stato inviato per WhatsApp, man mano che la lettura andava avanti. Le sue riflessioni mi hanno emozionata non poco. Ho letto, fra le sue righe, il raggiungimento del mio scopo: l’aver trasmesso a voi che mi seguite il vero senso del messaggio celato in quelle pagine. Teresa continuerà a scrivermi man mano che le verranno in mente delle ulteriori riflessioni. E io sarò qui a condividerle con voi.

Grazie ancora Teresa

 

Buongiorno Wanda, finalmente oggi, è arrivato il tuo atteso libro, prenotato da subito! Sono un po’ emozionata! È la prima volta che leggo un libro di una persona che, anche se per breve tempo, ha fatto parte della mia vita! Buona domenica e spero a prestissimo!

Cara Wanda, il tuo libro mi confonde e mi emoziona. Al momento ho letto solo cento pagine e le parole si fondono con le immagini. Più’ vado avanti e più il libro scompare. Mi sembra di averti accanto! Tu sei seduta con me e mi riveli le tue emozioni, il tuo amore, mi racconti la tua esistenza in un modo tale, da farla vivere anche a me. Poco conta il fatto che io ti conosca, perché la conoscenza che ho di te, risale a troppo tempo fa, quando anch’io distratta dalla giovane età, non coglievo l’essenza della vita e tantomeno il sentire delle persone che mi circondavano. Io ti vedo e ti sento dentro. Non vedo l’ora di ritornare all’ascolto di ciò che mi dirai ancora. Questo libro ha un filo emotivo che non si può interrompere, bisogna leggerlo tutto di un fiato!!! Inoltre, è uno strumento potente per riflettere sulle fragilità della propria esistenza. Un invito a liberarla da tante cose futili ed inutili di cui troppo spesso viviamo Grazie!  Grazie! Grazie!

 

…e ancora, in questo scritto non c’è differenza tra passato e presente È un “unicum” che unisce i vari pezzi di una “vita sola”. Nel senso che, non c’è separazione tra la descrizione della tua vita da giovane ragazza da quella che racconti da donna, moglie, madre, amica. Sono entrambe pervase dallo stesso entusiasmo, nonostante i dispiaceri e le cose meno belle che comunque ci sono nella vita di ognuno!

 

Hai avuto la capacità di trasformare il dolore in una cosa bella: “Tu vivi ancora più di prima, con Giovanni, Francesco, Barbara e Fabrizio. Mi sembra come se ora fossero molto più di prima, vicini a te. Anche loro, sempre grazie al tuo racconto, li percepisco tutti, in un solo abbraccio!

Non avrei mai immaginato che ognuno di noi potesse avere la “sua amica geniale” Tu sei, L’ AMICA GENIALE!!!”

…mi sono piacevolmente ritrovata nei tuoi racconti di fanciulla e di adolescente. All’epoca le realtà familiari erano tutte eguali, così come tu le hai descritte e grazie a te, mi sono vista di nuovo bambina e poi adolescente nella mia famiglia. La sensazione forte nel leggere questo libro, è che le persone e i fatti raccontati, non sono inanimati, ma sono vivi. Li vedi! E non solo! Ti rivedi, calandoti anche tu, in una realtà che ti è familiare!

Leggendo il tuo libro, ho fatto un viaggio stupendo, ricco di   amore, gioia, entusiasmo, ricordi, alcuni dei quali, anche se in minima parte, appartengono anche a me, di dolore E ciò che mi ha più colpito è la capacità che hai avuto di trasformare “il dolore” in un dono. Un dono da regalare agli altri, ma anche un dono per te stessa, un dono, che riempisse la tua vita perché Giovanni ed i tuoi figli sono dentro quel dono e nessuno mai li potrà cancellare. Nel leggerti, ho scoperto che forse un dolore di tale intensità, quello che ti distrugge ti annienta io non l’ho conosciuto! Grazie, perché questo libro invita a prendere contatto con noi stessi, con la nostra vera essenza! Come siamo distratti dalle cose inutili!

Teresa M.

 

“Preparatevi che oggi andiamo al cinema” …

Questa frase risuonava almeno una volta alla settimana. Poteva essere il nonno oppure la nonna. Noi ragazzini eravamo felici. Ci piaceva andare al cinema. Tutto ciò che veniva proiettato era per noi di volta in volta: sorpresa, avventura, paura, sentimento, divertimento e tutto ciò che un film può suscitare nella mente e nella fantasia dei bambini. A volte erano film impegnativi per noi ma, i nonni erano molto avanti per il tempo e non si creavano problemi e noi con loro.
Il nostro cinema era il Capitol. Situato nel Nuovo Rione Materdei aveva una Sala con mille posti a sedere. Le sedie in legno ribaltabili e un enorme soffitto apribile che d’estate diventava il nostro condizionatore.
La nonna era molto amica della cassiera. Arrivavamo in quattro ma si pagava in due: la nonna e uno di noi tre. La maschera vedeva e non vedeva. Prendeva i biglietti li staccava e ci faceva entrare. Arrivavamo sempre per il primo spettacolo e restavamo buoni a guardare anche il primo tempo della seconda programmazione. Andare al cinema era un modo per tenerci buoni per un paio d’ore; per non farci stare in giardino a fare solo danni.
C’era un metodo che la nonna usava per tenere tutto sotto controllo. Faceva sedere Gianni al primo posto della fila, poi c’ero io, mia sorella Maria Luisa e, infine, la nonna che in questo modo non faceva sedere nessuno accanto a noi. La sua protezione continuava anche nel buio della Sala.
E poi, arrivava il momento cruciale dei panini. Allora non c’erano i Mac Donald. L’unico che attraversava la Sala, era un ragazzo con un grosso contenitore di legno attaccato al collo, dove vi erano esposte buste di patatine e gelati confezionati.
La nonna aveva una borsa di pelle nera con, al suo interno, i nostri panini preparati con molta cura e avvolti singolarmente nella carta oleata. Ed era allora che si sentiva un diffuso… sh… shhh… shhh… mentre la poverina cercava nel buio di capire quale panino fosse per noi. Tutti diversi!!!
Con il nonno era diverso. Non aveva una borsa e non amava restare nel cinema anche dopo la prima programmazione. Niente panino, però, dopo la proiezione all’uscita dal cinema, ci comprava il gelato come premio.
Il gelato ha una storia a parte. Il nostro bar preferito era il “Barriciello”. Non ricordo se questo fosse il nome vero del bar oppure soprannominato così perché si scendevano tre gradini. Ma era veramente molto piccolo. In quegli anni il nostro amato zio Salvatore, fratello di mia madre, era uno dei baristi e faceva un gelato insuperabile. Entravamo nel bar con un sorriso sul volto che faceva capire tutto. Il nonno pagava per i nostri coni che, grazie alla magia di zio Salvatore, diventavano tre cupole.
E, con quel cono immenso, il volto radioso, ci incamminavamo verso casa.
Ormai la giornata era finita. Potevamo andare anche a dormire e, sognare: il cavaliere indomabile, rivivere una storia romantica.
Almeno per me…